Il Guerrilla Gardening e' un'azione di giardinaggio non autorizzato compiuta su terreni (per lo piu') pubblici, in vasi comunali abbandonati a se stessi e, piu' in generale, su tutte le aree di verde "residuale" che si trovano in una citta' (rotonde, spartitraffico, buche d'albero.... insomma, ovunque possa crescere qualcosa).
Intendiamoci: a dispetto del gergo pseudo-militare si tratta di un movimento pacifico, il cui nome deriva dai Green Guerillas (gia', con una R sola) che, in America, nei lontani anni 70, iniziarono a coltivare senza autorizzazione (e quindi in fomra illegale) alla coltivazione non autorizzata (e per questo, illegale) alcune aree abbandonate al degrado.
L'utilizzo di un frasario che fa riferimento alla guerriglia - e quindi a qualcosa di violento - non dovrebbe trarre in inganno.
Espressioni come "attacco verde", "bomba di semi", "truppa" o "arsenale" sono infatti utilizzate ironicamente.
Alcuni gruppi fanno riferimento a una generica "guerra al degrado" (urbano e civile) ma si tratta di una terminologia scherzosa, tesa piu' a stuzzicare la curiosita' dei passanti che non ad evocare scene di battaglie con morti e feriti lasciati sul campo.
Tuttavia, qualcuno ricorda che "le parole sono pietre" ed il ricorrere a un vocabolario che parrebbe estrapolato dai manuali di guerra, finisce con l'inquinare un movimento che nasce, innanzitutto, per rendere migliore l'ambiente cittadino.
Personalmente, col tempo ho imparato ad utilizzare sempre meno l'espressione "guerrilla gardening" per passare a quella di "giardinaggio non autorizzato" ma non potrei negare che il movimento sia internazionalmente conosciuto proprio come "guerrilla gardening".
Se in questo Manuale (cosi' come nel blog che lo ospita) compare la dicitura "guerrilla gardening", e' solo per essere facilmente trovato quando si esegue una ricerca in Internet.
Tornando alle origini del movimento: non e' mia intenzione tediarvi con la storia, che regolarmente viene inserita in ogni libro riguardante il giardinaggio d'assalto (alle volte, penso che serva a rimpolpare libri altrimenti piuttosto scarni). Non c'e' testo, infatti, che non faccia riferimento a John Appleseed o a Liz Cristhie: chi fosse interessato, faccia una ricerca su Google con questi due nomi e avra' di che sfamare la propria curiosita'. Vorrei, piuttosto, sottolineare che, al giorno d'oggi, esistono infinite forme di guerrilla gardening, tante quanti sono i gruppi - o i solitari - che, in ogni parte del mondo, agiscono.
E, probabilmente, ogni singolo guerrigliero verde, si riterra' depositario della vera essenza del giardinaggio non autorizzato.
Quando capita l'occasione di affrontare l'argomento con qualcuno, mi piace semplificare il concetto dicendo che "Se esistono 1000 guerriglieri, probabilmente esistono 1001 modi di intendere il guerrilla gardening.
Quasi ovunque (libri, blog, articoli) troverete che la classica azione di guerrilla gardening si svolge di notte, al riparo da sguardi indiscreti. Con il favore delle tenebre (a volte persino sotto travestimento) un gruppo prende d'assalto un'area, agendo in fretta e furia, mentre uno dei membri fa da palo, pronto a dare l'allarme in caso di avvicinamento da parte di estranei.
In realta', spesso le cose vanno diversamente.
Molti gruppi (in particolare italiani), prediligono l'azione alla luce del sole, a volte dopo un'accurata diffusione della notizia, nei giorni precedenti, di un imminente attacco, con il preciso intento di richiamare l'attenzione su cio' che sta per avvenire.
E' la forma che preferisco. Secondo me, e' fondamentale che i Cittadini sappiano chi ha piantato fiori ed alberi, in modo che possano riflettere sul fatto che e' possibile - se non necessario - agire in prima persona, senza demandare certi mestieri ad amministrazioni piu' o meno efficienti.
Non e' raro che, a queste dimostrazioni di giardinaggio collettivo, seguano articoli di stampa e interviste. Trovo sia un buon metodo per diffondere ulteriormente lo spirito del movimento.
Ma il guerrilla gardening non e' solo appannaggio di gruppi che agiscono nottetempo o di giorno, prendendo d'assalto aiuole piu' o meno grandi.
Non credo sia eresia dire che, accanto alle azioni piu' classiche, se ne pongano altre che si spingono oltre l'immaginabile. Ad esempio, aggiungendo elementi d'arredo urbano ottenuti da materiale riciclato, oppure sperimentando forme talvolta acrobatiche di giardinaggio non autorizzato, come quello del gruppo Piante Volanti di Milano, che appendono barattoli contenenti specie selvatiche ai pali della luce, permettendo alle piante di tentare la colonizzazione di uno spazio verticale, non essendo piu' disponibile, ormai, quello orizzontale e costringendo, in questo modo, i passanti a sollevare lo sguardo dal marciapiede che percorrono frettolosamente per andare al lavoro.
Insomma, decidere a tavolino cosa sia guerrilla gardening e quale ne sia l'espressione piu' classica, diventa ogni giorno piu' arduo.
Scrive David Tracey nel suo "Guerrilla Gardening: a manualfesto":
"[....] ogni dettaglio dipende da te. Guerrilla gardening e' autonomia in verde. Non sei obbligato ad unirti a un gruppo, fare la gavetta o accettare un regolamento. Devi trovare da solo la tua definizione".
Forse, trovarne una non e' nemmeno cosi' importante, dal momento che risulta persino difficile stabilire quando un'azione si e' conclusa con un successo o con un totale fallimento.
Viene spontaneo, infatti, considerare una vittoria l'aver tappezzato di fiori un'aiuola (non c'e' gruppo o giardiniere solitario che non esclami "missione compiuta" al termine del blitz) ma se quella stessa area, nei giorni successivi, viene trascurata fino a tornare allo stato originario, forse si dovrebbero rivedere i concetti di vittoria e di sconfitta.
Al contrario, un'aiuola piantumata a ciclamini che il giorno dopo viene disfatta da un Comune poco incline a tollerare certe dimostrazioni di Cittadinanza attiva, puo' incendiare gli animi e far aderire ancora piuy' persone all'azione successiva.
E allora: dove si e' vinto e dove si e' perso?
Per citare ancora David Tracey:
"Chiediti: hai reso le farfalle e gli uccelli piu' felici?
L'unica forma di fallimento dovrebbe essere considerata la resa".
Questa e' la visione che preferisco, adattandola - ovviamente - alla mia esperienza e alla realta' in cui vivo.
Larga la foglia, stretta la via
dite la vostra che io ho detto la mia!
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Per chi volesse approfondire:
"On guerrilla gardening: a handbook on gardening without boundaries", Richard Reynolds
"Guerrilla Gardening: a manualfesto", David Tracey
"Guerrilla Gardening: manuale di giardinaggio e resistenza contro il degrado", Michele Trasi e Andrea Zabiello
"Falce e Rastrello: la rivoluzione verde del Guerrilla Gardening - Storie di resistenza al degrado umano", Federica Seneghini
L'arsenale >
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