sabato 4 agosto 2012

Il piacere di farlo

Poco fa, durante il giro serale, ho avuto una piacevole e stimolante conversazione con la signora che abita nella canonica.
Il giardino che coltiva alle spalle della chiesa e' semplicemente meraviglioso: sembra un gioiello incastonato in una nicchia formatasi tra la sua abitazione e quella del suo dio.
Col passare dei mesi, ho potuto notare che e' un piccolo "cantiere" sempre in corso d'opera ma, non per questo, ha mai assunto un aspetto disordinato o di incompiutezza.
Anzi, a me fa sembrare il tutto ancora piu' gradevole.

Stavolta non ho resistito, nonostante non sia mio costume: ho fatto i complimenti alla signora.
Ringraziandomi, mi ha risposto che e' un giardino che da' (a lei e suo fratello) "davvero tanto da fare ma che non riusciamo mai a goderci".

Eccolo qui, allora, lo spunto di riflessione che ne e' nato e che vi propongo.

Cosa significa "godersi un giardino"?

D'istinto, mi sono detto che il piacere di avere un bel giardino e' soprattutto nel tirarlo su, nel mantenerlo, nel lavorarci giorno dopo giorno osservando le piante che mutano col passare del tempo. In pratica, nel crearlo.
Certo, esiste anche il puro godimento di starsene seduti sotto una pergola, all'ombra del glicine, magari in compagnia delle persone che si amano, sorseggiando un buon rosso.
Cosi' come si godono certi meravigliosi parchi, piu' o meno cesellati dall'abilita' dei giardinieri di professione, mentre si ascolta il silenzio sdraiati sotto una grossa quercia.

Eppure, io trovo assolutamente ineguagliabile il "giardineggiare".

E, in fin dei conti, e' quello che mi trasmette - tra le altre cose - il giardinaggio non autorizzato.
Le aiuole e i vasi fioriti che rendono Quarto un po' meno grigia, non posso certo dire che siano di mia esclusiva proprieta'. Eppure ne godo della vista e, soprattutto, della piantumazione.

L'idea, poi, che questo possa accadere anche a chi ci passa a fianco, e' la ragione per cui mi dedico a tale fatica.

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